L’inchiesta della Procura di Milano, più attinente l’Inter che non il Milan da quanto emerso sinora, ha scoperchiato un vaso di pandora maleodorante sugli intensi e nocivi rapporti che le due curve di San Siro intrattenevano con la malavita organizzata e con i club.
Al momento le due società si sono dette parte lesa e questo è stato sottolineato anche dalle autorità («Le società sono da considerarsi soggetti danneggiati dalle condotte criminali dai soggetti sottoposti a indagine», ha spiegato il procuratore capo di Milano Marcello Viola). E visto che nessuno è colpevole sino a prova contraria e sino al terzo grado di giudizio, è bene e doveroso lasciare che l’indagine si concluda. Poi se qualcuno sarà giudicato colpevole, sia questo persona fisica o società, è giusto che questi paghi sia di fronte alla giustizia ordinaria o nel caso anche a quella sportiva.
In questa sede però non interessa portare avanti un’analisi a livello giuridico, in primo luogo perché non è il core business di questa testata, in seconda istanza perché sono temi da lasciare a chi vi è preposto. Importa piuttosto inquadrare quanto avvenuto in un quadro di sistema, anche perché le motivazioni delle azioni criminali messe in luce dalla Procura hanno natura economica. E questo è sì il core business di questa pubblicazione.
Dai club milanesi alla Juventus, le infiltrazioni malavitose nelle curve
Entrando nello specifico il tema delle infiltrazioni malavitose nella curve non è purtroppo un problema nuovo né tantomeno solo milanese. Il presidente della Lazio Claudio Lotito per esempio non ha mancato di evidenziare come ancora oggi
Problemi analoghi ha avuto anche Aurelio De Laurentiis a Napoli con gli ultras partenopei e numerosi loro colleghi sparsi per l’Italia.
In questo quadro non edificante l’episodio probabilmente più significativo appare però il processo nato dall’inchiesta cosiddetta Alto Piemonte quando la Procura di Torino, all’interno di una indagine sulle attività di una cellula ndranghetista nella zona settentrionale del Piemonte, scoprì che diversi gruppi ndranghetisti si erano inseriti nel contesto del tifo organizzato della Juventus nella Curva Sud, cercando di instaurare rapporti con dirigenti e altre figure della società, con l’obiettivo di ottenere biglietti da rivendere a un prezzo maggiorato e di sviluppare la base per ulteriori attività illegali. Il processo ordinario è terminato con dieci condanne confermate dalla Cassazione, tra cui quella di Rocco Dominello, all’epoca uno dei leader di una sezione dei “Drughi”, storico…